VEDERE NUOVE TUTTE LE COSE IN CRISTO – 1° Incontro – 22 Ottobre 2021

Introduzione al

“Racconto del pellegrino”

o

Autobiografia di Sant’Ignazio

Conversazioni per cogliere il senso di un itinerario

E’ iniziato venerdì 22 ottobre nella chiesa di San Giorgio, alla presenza di un buon numero di persone, il ciclo di incontri che vuole celebrare il 500° anniversario della conversione di Ignazio di Loyola. L’introduzione è stata affidata ad un breve cartone animato, realizzato dai Gesuiti belgi, che ha riassunto la vita del Santo fondatore della Compagnia di Gesù.

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Ha preso poi la parola padre Maurizio Teani SJ, commentando e attualizzando con il suo stile immediato il video.

Cosa è riuscito a fare un colpo di cannone! Un evento che ha scombussolato la vita del cavaliere Iñigo in modo imprevisto, un po’ come per noi, oggi, la pandemia. Per noi l’evento può essere un incontro, una malattia, un insuccesso; un giorno veniamo coinvolti, anche se, nell’immediato, siamo tentati di minimizzare, come quando, due anni fa, ricorreva l’espressione: “Andrà tutto bene” con cui si cercava di eliminare il problema.

Invece si deve prendere atto della precarietà della vita. Ignazio, che pensava a cose straordinarie, alla carriera militare, a una gran dama da conquistare, si trova bloccato a letto, come noi ci siamo trovati bloccati in casa a causa di un virus. Egli ha fatto i conti con quella realtà, con quel colpo che ha bloccato le sue attese. Si tratta di rivedere l’idea della propria persona: per cosa abbiamo ricevuto certi doni? Due anni fa si diceva: “Tutto non sarà più come prima”, ma, all’apparenza, sembra tornato tutto uguale. Il Signore ci invita a leggere i segni dei tempi, ma si può anche essere ottusi… Ciascuno diventa davvero umano quando sa rispondere all’appello ad uscire da sé che Dio ci rivolge in vari modi. Ignazio, come Paolo, è stato spinto a rivedere la propria vita dall’incontro col Signore.

Un testo che bene introduce all’Autobiografia è 1 Tim 1,12-16:

Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro,….io che per l’innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.

Quel “Ma ” segna il passaggio: la magnanimità di Dio è affinché lui, Paolo come anche Ignazio, la comunicasse ad altri.

          Presentazione P.Massimo Tozzo

E’ poi subentrato padre Massimo Tozzo SJ, assistente della CVX locale, che ha evidenziato alcuni elementi del testo che analizzeremo. Innanzitutto il libretto dell’Autobiografia, contrariamente a quanto dice il titolo, non è stato scritto personalmente da Ignazio: alcuni confratelli coevi, primo fra tutti il padre Nadal, hanno insistito molto con lui perché raccontasse quello che aveva vissuto affinché la neofondata Compagnia potesse avere il testamento del suo fondatore. Il santo si negò a lungo e acconsentì solo quando comprese che la conoscenza del suo personale percorso avrebbe potuto giovare a molti. Così, in diversi momenti lungo un arco di tempo che va dall’agosto 1553 all’ottobre 1555, Ignazio raccontò al padre Luis Gonçalves de Camara, il quale, dotato di buona memoria, dettò ad uno scrivano quanto ascoltato.

L’opera, scritta in spagnolo e parte in italiano, ad un certo punto sparisce per volere di Francesco Borgia, terzo Superiore generale, e viene ristampata nel 1731 nella versione originaria.

Il pellegrinaggio cui fa riferimento il titolo è un pellegrinaggio interiore alla ricerca della terra promessa; è la continua richiesta allo Spirito di suggerire cosa Gesù voglia che Ignazio compia nella sua vita, il messaggio che Dio desidera portare al mondo attraverso la sua vita, partendo da ciò che egli è. Per questo il linguaggio si avvale di termini quali “cavaliere, armi, lotta, re, dama” che rappresentano il mondo di Ignazio prima della conversione.

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Spunti di Preghiera – 1 incontro 22 ottobre 2021